Platone, nato nel 427 o 428 a.C. in una famiglia influente di Atene, abbandona l'ambizione politica deluso dall'ingiustizia e dalla corruzione che permeano la società.
La morte di Socrate (insegnante di Platone), condannato ingiustamente, rafforza in lui la convinzione che solo attraverso la filosofia si possa promuovere una rinascita spirituale e orientare la società verso il bene. Fondò l'Accademia, un istituto di ricerca e insegnamento, che divenne un punto di riferimento per l'élite intellettuale dell'epoca. Utilizzando il dialogo come metodo principale di indagine filosofica, Platone sviluppò una serie di opere in forma di dialogo che sondavano temi come la giustizia, la politica e l'etica. Questi dialoghi, contrariamente ai discorsi sofistici, si distinguevano per il rigore razionale e la ricerca della verità. Questa istituzione venne chiusa dall'imperatore Giustiniano.
Inoltre, Platone impiegò il mito come strumento narrativo per comunicare concetti complessi in modo accessibile e per alludere a realtà che trascendono la ragione. In questo modo, Platone contribuì in modo significativo allo sviluppo della filosofia occidentale, influenzando generazioni di pensatori successivi.
Platone considerava il mito come uno strumento educativo in quanto, oltre ad essere più comprensibile, coinvolgente e intuitivo, permetteva di comunicare concetti che trascendevano i limiti della ragione, rendendoli accessibili e aperti a interpretazioni anche al di là della logica filosofica.
Grazia Galesso
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